L'esperimento cronobiologico dello scienziato francese Michel Siffre - unitremilano.it
Un uomo è rimasto in una caverna per mesi con l’obiettivo di scoprire gli effetti sul corpo e sul ritmo circadiano.
Negli anni sono stati portati a termine studi di vario genere, alcuni al limite dell’impossibile e perché no, dell’assurdo. Uno di questi ha visto come protagonista lo scienziato francese Michel Siffre, un uomo che nei primi anni ’60 ha scelto di andare a vivere in una caverna per ben due mesi.
Un’esperienza per scoprire quali fossero gli effetti provocati dall’isolamento sociale e dall’assenza della concezione temporale, sia da un punto di vista fisico che mentale. Anche se è deceduto all’età di 85 anni, quella di Siffre è entrata nella storia come una delle indagini più rivoluzionarie e inimmaginabili di sempre.
Infatti, durante la permanenza nella grotta, l’uomo ha avuto modo di scoprire cose incredibili sulla mente e sul corpo umano. Ma scopriamo insieme il motivo che lo ha spinto a rimanere confinato per oltre 60 giorni in un spazio angusto, buio e a tratti pauroso e soprattutto a quali conclusioni è arrivato.
Ispirandosi alla corsa allo spazio, lo scienziato francese ha deciso di vivere in un luogo in cui venisse meno la percezione del tempo. Ecco perché si è tolto l’orologio da polso e si è confinato a 130 metri sotto la superficie della montagna Scarasson, situata nelle Alpi Liguri.
Anche se l’evento è avvenuto più di sei decenni fa, ha fatto parlare di sé in ambito scientifico. Munendosi solo di una torcia, l’allora ventitreenne si è accampato come meglio poteva vicino a un ghiacciaio nel tentativo di scoprire come l’assenza di segnali esterni che ci aiutano a distinguere il giorno dalla notte potessero influire sui ritmi biologici.
Siffre ha dormito e mangiato solo quando il suo corpo glielo diceva, invece di rispettare i rigidi orari seguiti dal resto del mondo. Durante l’esperimento, quest’ultimo ha fatto una serie di incredibili scoperte sul come il corpo umano presenti un proprio orologio interno, nonostante l’assenza di riferimenti temporali tangibili. Un fenomeno oggi conosciuto come cronobiologia.
Nel corso dell’esperimento ha spiegato di essersi sottoposto a due test giornalieri: il rilevamento del polso e il test psicologico, che consisteva nel contare da 1 a 120, al ritmo di una cifra al secondo. Con questo test si è scoperto che Siffre ci ha impiegato cinque minuti per contare fino a 120. In altre parole, ha sperimentato psicologicamente l’esperienza di un’immersione. Questo significa che ha vissuto psicologicamente cinque minuti reali come se fossero due. Quindi, tutti coloro che desiderano che il tempo rallenti, dovrebbero trasferirvi in una grotta per un paio di mesi!
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